Vitigni / Pecorino

I-UBA-RA PE 19


VARIETÀ: PECORINO Bianco, Clone UBA-RA PE 19

Costitutore: Università degli Studi di Bari e Agenzia Regionale di Sviluppo Agricolo - Abruzzo
Iscrizione al registro nazionale delle varietà di vite: G.U. n. 19 del 24 gennaio 2003.
Origine del clone: areale viticolo abruzzese, agro di Vasto (CH), individuato nel 1987.


CAMPO DI OMOLOGAZIONE E CONFRONTO
Ubicazione
(vigneti a confronto)
Agro di Casacanditella
Agro di Vittorito
(CH)
(AQ)
Forma di allevamento Spalliera Potata a Guyot bilaterale
Densità di impianto (ceppi/ha) 2.666  
Periodo di osservazione 1998 - 2003 e successivi anni  
CARATTERISTICHE DISTINTIVE RISPETTO ALLA MEDIA DELLA POPOLAZIONE
Grappolo: medio, piramidale-cilindrico, più spesso alato o composto di due grandi ali, di media lunghezza, semispargolo o spargolo, peduncolo medio-corto.

Acino: medio-piccolo, rotondo, di colore verde-giallo.
Vigoria: buona Fertilità: buona

Produttività: buona, nella media varietale.

Notizie sulla Varietà

Questo vitigno dal nome bizzarro, diffuso anticamente nelle Marche meridionali, in Abruzzo e in alcune piccole zone dell'Umbria, in microaree del Lazio, oggi è in fortissima espansione. Le prime tracce bibliografiche del Pecorino risalgono al tempo di Catone il Censore che lo classificava, insieme con altri vitigni (il Greco di Tufo, il Grechetto e il Pignoletto), nel gruppo delle aminee. Questo gruppo di vitigni prende il nome dal popolo degli Ammei, originari della Tessaglia, i quali nelle loro migrazioni portarono questi vitigni nella nostra penisola. Plinio scriveva in merito "il vino delle Aminee è poco duro, si conserva bene e migliora con l’invecchiamento". L’origine del nome dell’uva Pecorino, ricordata anche come “uva delle pecore”, sembra derivare dallo stretto rapporto esistente tra pastorizia e agricoltura, infatti, condivide il nome con il noto formaggio omonimo e risale proprio alla presenza di tale vitigno nelle zone di transumanza dei pastori.
br /> Le viti della cultivar Pecorino, avendo la caratteristica di raggiungere la maturazione in anticipo rispetto alle altre varietà regionali, rendevano le sue uve molto gradite dagli animali, che a fatica erano trattenuti dai pastori. Nei testi antichi risulta infatti vitigno di antica coltivazione nelle Marche, in Abruzzo, in Umbria e nel Lazio (Molon, 1906) ed è noto anche come Vissanello, Mosciolo e Forconese. L'Ampelografia ufficiale, per questo vitigno riporta tra i sinonimi ed eventuali nomi errati: "Pecorino di Osimo", "Mosciolo", "Moscianello" in provincia di Ancona; "Vissanello", in quella di Macerata; "Pecorino di Arquata", "Pecorino Arquatanella" o "Arquitano", "Premoteco", "Vecià", in quella di Ascoli; "Norcino" e “Premoteco” in quella dell'Aquila; "Pecorina", "Dolcipappola" in Umbria.

Il bollettino ampelografico di Stato del 1875 (fascicolo II) descrive il Pecorino come "vitigno che da tempo si coltiva a vigna nei luoghi del medio adriatico, fra le viti di questi luoghi è quello che da il frutto più precocemente maturo". Studi recenti affermano che il Pecorino sia strettamente imparentato con Grechetto (detto anche Pignoletto, Pulcinculo, ecc.) e fanno ritenere probabile una sua discendenza da questo vitigno. Il Pecorino è stato iscritto con DM del 25.05.1970 nel Catalogo Nazionale delle Varietà. Vitigno quindi caratteristico di zone montane o collinari pedemontane, nella vinificazione tradizionale del passato, le uve di Pecorino consentivano agli agricoltori di quelle zone di migliorare gli uvaggi e ottenere vini migliori, per la precocità di maturazione, il rapido accumulo degli zuccheri, la conseguente buona dotazione alcolica, la concentrazione di profumi e per la ancora più importante componente acida, che è una caratteristica importante del Pecorino.

Il Pecorino entra da qualche decennio in molte IGT abruzzesi e marchigiane, nella DOC Offida, Controguerra DOC e, dal 2010 anche da noi è diventata DOC Abruzzo Pecorino ed è in fortissima espansione, superando oggi i 500 ettari . I vini a base di Pecorino esprimono un buon tasso di alcol e di acidità, pertanto possiedono il potenziale anche per invecchiare bene, come dimostrato da recenti studi condotti in Abruzzo.

FASE FENOLOGICA
EPOCA
Germogliamento
28/03-08/04 Precoce
Fioritura
30/05-08/06 Medio-precoce
Invaiatura
27/07-10/08 Medio-precoce
Maturazione
20-27/09 Media
SUSCETTIBILITÀ MALATTIE CRITTOGAMICHE (%)
CLONE
Botrite
30% Bassa

Oidio
30% Bassa


CARATTERISTICHE PRODUTTIVE
CLONE
Fertilità reale
1,6 Superiore media
Produzione per ceppo (Kg)
4,70
Numero grappoli/ceppo
29
Peso medio grappolo (g)
162 In media popolazione
Peso medio acino (g)
1,55
Peso legno potatura (g/ceppo)
1025
Indice di Ravaz:
4,58
PARAMETRI ENOCHIMICI
CLONE
Zuccheri (° Brix)
22,00
pH
3,26
Acidità totale (g/l)
7,20
Ac. Tartarico (g/l)
6,51
Ac. Malico (g/l)
1,84

DESCRIZIONE ORGANOLETTICA

Con una produttività media, le caratteristiche enologiche del clone sono piuttosto buone, superiori a quelle dello standard di riferimento, dal quale differiscono soprattutto per un maggiore tasso alcolico, estratto alto (26 g/l) e minore acidità. I vini sono di colore giallo paglierino carico, con riflessi prevalentemente dorati, caratterizzati da buon estratto e da discreta dotazione polifenolica. L’analisi sensoriale ha evidenziato un complesso bouquet in cui spiccano i profumi fiorali, fruttati specie di frutta esotica, il vegetale secco, con note speziate. Retrolfatto complesso e piacevole. Al palato i vini si presentano ben strutturati, armonici, molto gradevoli e molto persistenti. Le peculiari caratteristiche di base dei vini consentono un medio invecchiamento, a volte anche prolungato, come è stato evidenziato con degustazioni verticali importanti. Ottimo anche l’affinamento in legno

ANALISI SENSORIALE

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